domenica 9 agosto 2009

I primi risultati della 94/2009 già dall’alba





I primi segni di questa legge cominciano già a vedersi. All’alba dell’8 agosto – data di entrata in vigore della legge 94/2009 – la Polizia di Frontiera di Ventimiglia ha operato i primi due fermi a seguito del controllo di due cittadini indiani, presso la stazione ferroviaria. I due, di circa 40 anni, erano in possesso di passaporti non in regola e senza permesso di soggiorno.



Dopo le procedure di rilievo fotodattiloscopico eseguite presso gli uffici della Polizia di Frontiera, sono stati posti a disposizione della Procura della Repubblica di Sanremo in base all’art. 6 c. 3 del decreto legislativo n. 286 del 1998, come modificato dalla nuova legge 94/2009 che ha inasprito fino ad un anno di arresto (in precedenza 6 mesi) ed euro 2.000 di ammenda (in precedenza 400) per lo straniero che non sia in possesso di documenti validi per la presenza sul territorio dello Stato.



Ma non finisce qui. I due sono stati accusati, dal Giudice di Pace, per il reato di clandestinità: “ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello stato”, normato dalla legge del 15 luglio 2009, che prevede l’ammenda da 5.000 a 10.000 euro.I due cittadini indiani, che rimangono trattenuti presso gli Uffici della Polizia di Frontiera, verranno espulsi dall’Italia con accompagnamento degli stessi Agenti all’aeroporto di Malpensa per volo diretto a Nuova Delhi.

Due giorni prima, invece, il 6 agosto, una clandestina che non riusciva a regolarizzarsi si è uccisa buttandosi nel fiume Brembo a Ponte San Pietro, nella provincia di Bergamo. Si chiamava Fatima Aitcardi, aveva 27 anni. Era marocchina.

>>>>>>>>>>>>>>>>... eh beh...


Trovate questo post anche qui.

Diversamente immigr-abili: ecco cosa significa la legge 94/2009




Ieri è entrata in vigore la legge 94/2009, l’ultima versione rivista ed aggiornata del pacchetto sicurezza. “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica” è quello che si legge nella parte alta del testo della legge. E se gli errori materiali ancora non si vedono, quelli di battitura sono ben evidenti già dopo 9 parole del primo articolo.





Art. I.1. La disposizione di cui all'articolo 61,numero ll-bis), del codice
penale si intende riferita ai cittadini di Paesi non appartenenti all'Unione
Europea e agli apolidi.





Ma non cominciamo a fare subito i disfattisti… almeno capiamo prima a cosa porterà questa new entry nella regolamentazione della nostra cara diversità.

Si tratta di un provvedimento che riforma molti articoli del codice penale introducendo nuovi reati e reintroducendone di vecchi. Dobbiamo dire che, tra i rimandi continui dei comma, non è la cosa più facile del mondo leggere questa legge – come tutte del resto – ma ci abbiamo provato.






Il testo fa finta di girare intorno a diverse mosse nei confronti della pubblica sicurezza: rafforza azioni nella prevenzione di infiltrazioni mafiose (tra le modifiche al 41bis, l’innalzamento da un anno a 4 anni della durata del provvedimento di regime carcerario speciale) e prevede che si stabiliscano le caratteristiche tecniche delle bombolette antiaggressione. Se non bastasse tutto ciò per farci sentire più sicuri, sentendo parlare di requisiti e apposita iscrizione ad un albo dei buttafuori (un albo dei buttafuori?!!?) ci sentiremo tutti meglio. Decisamente.



Sempre per la nostra sicurezza è la norma che prevede fino a 3 anni di reclusione per chi impiega minori per l’accattonaggio (ancora non c’era?!?!). E non può mancare la sicurezza che deriva dall’inasprimento delle pene per chi imbratta o danneggia immobili pubblici o privati. Ci sentiremo tutti più sicuri quando il tizio che ha fatto il murales per L’Aquila sulla Prenestina si starà facendo i suoi “da 1 a 6 mesi di reclusione”.



Avranno qualcosa da ridire quelli dei campi nomadi, ma anche i negozianti che espongono la loro merce espandendosi un po’ troppo sui marciapiedi, con quello che, della legge, riguarda l’occupazione abusiva del suolo pubblico.

E questa era quella parte della legge che le ha evitato di chiamarsi “legge buttafuori l’immigrato”. Ora arriva il meglio!



Passiamo a quella parte della legge che piace di più ai nostri cari concittadini e che gli permetterà di sentirsi talmente al sicuro da fare come in quei film americani in cui si lasciano sempre tutte le porte aperte.


Eccone i punti principali:







Clandestinità= reato




- Chi entra o soggiorna in maniera illegale in Italia commette il reato di immigrazione clandestina e rischia un’ammenda da 5 mila a 10 mila euro. Non è dunque previsto il carcere, ma non è neanche possibile applicare l’articolo 162 del codice penale (Oblazione nelle contravvenzioni), perciò il pagamento di una somma di denaro non estingue il reato.


I clandestini sono sottoposti a processo davanti al giudice di pace con espulsione per direttissima. Prima di essere espulso, con accompagnamento alla frontiera da parte del questore, l’immigrato irregolare viene portato in un Centro di Identificazione all’interno del quale può restare per un periodo di tempo non superiore ai 180 giorni (prima erano 60 giorni). A questo punto possono accadere due cose: in caso di mancata cooperazione al rimpatrio da parte del paese terzo interessato o in caso di ritardi per acquisire la documentazione necessaria , il questore può chiedere una prima proroga di 60 giorni, cui se ne può aggiungere una seconda (arrivando ad una “permanenza” di ben 10 mesi!). Oppure può succedere che non sia stato possibile trattenere lo straniero in un Centro di Identificazione, ad esempio per mancanza di posti liberi, o che non si sia riusciti ad identificarlo nei 180 giorni previsti. In questo caso “il questore ordina allo straniero di lasciare il territorio dello Stato entro il termine di cinque giorni“. L’immigrato che, trascorsi i cinque giorni, rimane sul territorio italiano rischia grosso perché è punito con la reclusione da uno a quattro anni.



E mi chiedo: se sei un immigrato, lo sei perché non hai soldi e sei venuto a cercare lavoro. Ma se ti chiudono per sei mesi in un Cie si suppone che in quei 6 mesi non lavori. Quindi non guadagni. Quindi hai meno soldi di quanto (già pochi) ne avevi nel momento in cui sei stato processato. E in quei 5 giorni…. Come fai a trovare i soldi per comprare un biglietto di ritorno nella tua terra natìa?!



- Cade il divieto di espulsione per i conviventi con parenti italiani di terzo e quarto grado;



- Aggravante. Rappresenta un aggravante per qualsiasi tipologia di reato, l’essere presente illegalmente sul territorio italiano. Illegalmente significa senza un documento, permesso di soggiorno, che attesti la regolare presenza dello straniero.




Ingresso & permesso di soggiorno= entra se ci riesci…



- Permesso di soggiorno a punti. Al momento della domanda di rilascio del permesso di soggiorno, lo straniero dovrà obbligatoriamente stipulare il cosiddetto “accordo di integrazione”, con il quale sottoscrive specifici obiettivi che si impegna a conseguire durante il periodo di validità del permesso stesso. E’ articolato su crediti conseguibili per specifici obiettivi di integrazione in tutto l’arco temporale di validità del titolo di soggiorno richiesto. L’accordo sarà articolato su un numero di crediti e la perdita dei quali comporta la revoca del titolo di soggiorno, con conseguente espulsione parte del questore con accompagnamento alle frontiere da parte della forza pubblica. Un regolamento governativo che entrerà in vigore entro 180 giorni dalla disposizione, definirà i criteri e le procedure per la sottoscrizione dell’accordo.

- Per la concessione del permesso di soggiorno dovranno essere prese in considerazione anche le condanne non definitive;



- Gli immigrati dovranno pagare un contributo di soggiorno: l’importo va da un minimo di 80 a un massimo di 200 euro. Si pagherà per il rinnovo del permesso di soggiorno ma non se questo è per asilo e per la richiesta di asilo, per la protezione sussidiaria e per motivi umanitari;



- Si applica la pena della reclusione da sei mesi ad un anno se l’espulsione è stata disposta di conseguenza alla scadenza, da più di 60, del permesso di soggiorno (e di cui non è stato richiesto il rinnovo o quando la richiesta del titolo di soggiorno sia stata rifiutata); anche il rifiuto di esibire i documenti (di identificazione e di soggiorno) agli agenti di pubblica sicurezza ha come risultato l’arresto fino ad un anno e un’ammenda fino a 2.000 euro.






Immigrati & famiglia= nulla osta… a parte i nulla osta!



- Lo straniero che sposa un cittadino italiano può acquisire la cittadinanza italiana due anni dopo il matrimonio se risiede legalmente nel nostro Paese oppure dopo tre anni se residente all’estero. Tempi dimezzati in presenza di figli. Per potersi sposare con un italiano lo straniero deve presentare all’ufficiale dello stato civile, oltre al nulla osta del Paese di provenienza, anche il permesso di soggiorno. Più facili invece i matrimoni con le musulmane che risiedono regolarmente in Italia: non sarà necessario che la sposa ottenga il nulla osta dal Paese di provenienza, basterà un’autocertificazione alla quale sia allegato un documento dell’ambasciata italiana o del consolato nel paese di provenienza.



- Per quanto riguarda i ricongiungimenti familiari si aggiunge al certificato di idoneità alloggiativa quello igienico-sanitario (in precedenza era richiesto alternativamente il certificato rilasciato dal Comune o dall’ASL locale) entrambi rilasciati dai competenti uffici comunali. Si prevede quindi ipoteticamente l’emanazione di appositi regolamenti per l’individuazione dei criteri con conseguente arbitrarietà delle amministrazioni nella decisione;



- Non sarà più possibile richiedere il visto di’ingresso, per il ricongiungimento familiare, se il nulla osta non verrà rilasciato dopo 180 giorni dal perfezionamento della pratica. (Pure!)







Contrastare l’immigrazione clandestina = puniamo chi li aiuta, silenzio su chi li sfrutta



- La legge ha pensato anche a facilitare la denuncia da parte dei cittadini italiani. Infatti “chiunque a titolo oneroso, al fine di trarre ingiusto profitto, dà alloggio ovvero cede, anche in locazione, un immobile ad uno straniero che sia privo di titolo di soggiorno al momento della stipula o del rinnovo del contratto di locazione, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni“. Inoltre “chiunque promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato ovvero compie altri atti diretti a procurarne illegalmente l’ingresso nel territorio dello Stato, ovvero di altro Stato del quale la persona non è cittadina o non ha titolo di residenza permanente, è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa di 15.000 euro per ogni persona“.

- Money transfer. Gli agenti che si occupano dei servizi di money transfer acquisiscono e conservano per dieci anni il permesso di soggiorno dell’extracomunitario che richiede il trasferimento di denaro. In caso di mancanza di tale documento gli agenti dovranno denunciare lo straniero entro dodici ore, pena la cancellazione dall’elenco degli agenti in attività finanziaria.
Non vedrà aggravata la sua situazione chi, nello sfruttamento di situazioni di soggiorno irregolare, trarrà un ingiusto profitto (come l’ impiego di lavoratori irregolari sottopagati)





Senza tetto & anagrafe




– Le persone senza fissa dimora dovranno essere schedati in un apposito registro istituito presso il Viminale e la registrazione dovrà avvenire entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge. “La persona stessa, al momento della richiesta di iscrizione, è tenuta a fornire all’ufficio di anagrafe gli elementi necessari allo svolgimento degli accertamenti atti a stabilire l’effettiva sussistenza del domicilio. In mancanza del domicilio, si considera residente nel comune di nascita”



- “l’iscrizione e la richiesta di variazione anagrafica sono subordinate alla verifica da parte dei competenti uffici comunali delle condizioni igienico-sanitarie dell’immobile”. - Cancellata la norma sui presidi e sui medici spia, resta nel testo l’obbligo di esibire agli uffici della pubblica amministrazione il permesso di soggiorno non solo ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse ma anche per i provvedimenti inerenti agli atti di stato civile o all’accesso ai pubblici servizi. Con questa norma, accusa l’opposizione, sarà impossibile per i figli dei clandestini essere iscritti all’anagrafe.






E dulcis in fundo, signori e signore, le ronde!



Udite udite: “I sindaci, previa intesa con il prefetto, possono avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini non armati al fine di segnalare alle Forze di polizia dello Stato o locali eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale [...] I sindaci si avvalgono, in via prioritaria, di quelle costituite tra gli appartenenti, in congedo, alle Forze dell’ordine, alle Forze armate e agli altri Corpi dello Stato [...] Le associazioni sono iscritte in apposito elenco tenuto a cura del prefetto, previa verifica da parte dello stesso”. E tra 60 giorni il Ministero dell’Interno ci farà sapere quali sono i requisiti d’iscrizione nell’elenco… wow…

Per chi volesse, ecco il testo: http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/sicurezza_legge/legge_15_luglio_2009_n.94.pdf

sabato 1 agosto 2009

Guardiani dell'informazione

I Guardiani della Rivoluzione controllano i mezzi di comunicazione, ma il web non ci sta. Ecco come vive e si nutre la cyber-rivoluzione iraniana.



Whenever he gets released, he will write here on his website.Mohammad Ali Abtahi, vice presidente durante la presidenza di Mr. Khatami e consulente di Mr. Karroubi nell’elezione presidenziale, oggi (martedì) è stato arrestato. Una volta rilasciato scriverà sul suo sito”. Questo è quanto è possibile leggere in uno dei tanti blog costretti al silenzio forzato: in prigione non ci sono computer. Abtahi in Iran è definito “The Blogging Mullah”.

Il blog-fai-da-te. In Iran il termine blogging si accosta magnificamente ad ogni cosa. Quando rimane l’unico mezzo. Hossein Derakhshan è uno dei primi blogger iraniani. Nel 2000 decise di scrivere una semplice guida in persiano per aiutare gli altri a creare e organizzare il proprio blog. Sette mesi dopo i blog in persiano erano più di 1.200, di cui la maggior parte scritti da donne. Tutto comincia da lì.


Se non fosse per i blog, il mondo - con i suoi giornalisti rinchiusi negli hotel di Tehran o rimandati a casa - rimarrebbe totalmente al di fuori di questi eventi scioccanti. Il che, osservato con gli occhi cinici di uno studioso dei media, non risulterebbe altro che come una totale rivincita del blog, di internet, e del blogger in particolare: di colui che ha sempre aspirato ad imporsi nell’informazione indipendente e libera, ma che è sempre stato soppiantato - in autorevolezza - dei media più attempati. Ora i media in Iran non ci sono. E i media internazionali, nel panico da vuoto di notizie di agenzia, che fanno? Fanno diventare notizie le uniche informazioni che gli giungono! O meglio, diventano notizia le fonti.

Diventa “notizia” il blog iraniano. E gli articoli dei media occidentali si riempiono di dichiarazioni tratte dai blog. Nonostante siano quasi 10 anni che l’Iran è tra i Paesi con il più alto numero di blog. Diventano notizie i social network, Twitter e Facebook. Nonostante sia da anni il contenitore delle rivendicazioni “cinguettate” silenziosamente.



(www.flickr.com/photos/arasmus)


Where is my…blogger? Mentre in queste ore il Basiji (i volontari della milizia islamica) fa irruzione nelle case e brucia le auto per le strade per creare un clima di terrore, sono più di 2.000 gli iraniani arrestati e centinaia quelli scomparsi secondo la Federazione Internazionale dei Diritti Umani. Reporter senza Frontiere al 20 giugno registrava 59 tra blogger e giornalisti che avevano lasciato le tastiere dei loro pc. Il numero più alto al mondo, più alto addirittura della Cina e di Cuba.

Her name was Neda. Tra gli scomparsi, un volto è diventato il simbolo di questa “rivolta silenziosa”: Neda. La studentessa di filosofia uccisa mentre camminava nel corteo con suo padre. Una morte in mondo-visione. Una morte che su You Tube è stata osservata secondo per secondo almeno da 68.000 utenti.

Non solo, quindi, il simbolo è la morte (ci sono altri casi di ragazzi uccisi, sul web) ma è donna. Una donna che era stata fin troppo al suo posto, celata non dal velo, ma dal muro di ipocrisia che la faceva diventare una metà figurante dell’uomo. Come Neda, tra le fila delle dimostrazioni di questi giorni sono molte le donne presenti nelle strade contro la frode delle elezioni. Per le donne iraniane la definitiva vittoria di Ahmadinejad significa dire addio ai diritti di eguaglianza per cui lottano da anni.

Mir. Hossein Mousavi, aveva promesso di riformare le leggi sul trattamento ingiusto delle donne. Per come stanno le cose ora, una donna iraniana che testimonia in una corte ha un’importanza che è solo la metà di quella di un uomo. Le donne non hanno un divorzio equo, la custodia dei bambini e nemmeno i diritti di eredità. Ecco perché Mousavi è popolare tra molte elettrici, e sua moglie Zahra Rahnavard è probabile che abbia anche più fan. È stata rettore, apprezzata dalle folle negli eventi politici, in cui è tutto meno che invisibile: non ha mai avuto paura di parlare delle proprie idee sui diritti delle donne iraniane.

Donne indipendenti. Sul Feminist School si legge che “Tajrish sq. Emamzadeh Saleh (un santuario a nord di Tehran) e il memorabile Tajrish Bazaar hanno ospitato i membri volontari del Movimento di coalizione delle donne”. Esse hanno entusiasticamente richiesto una presenza indipendente per le donne nello spazio elettorale della città. Il loro slogan era: “Votiamo per i Diritti delle Donne.” Obiettivo primario è che le autorità iraniane mettano fine a tutte le leggi discriminatorie contro le donne.

Campagne e siti proibiti. Sussan Tahmasebi, attivista dei Diritti delle donne scrive su NPR: “La questione dei diritti delle donne è il maggior argomento di queste elezioni e segna la prima volta l’ingresso, specificamente indirizzato e nel dettaglio, della riforma dei diritti delle donne in un’elezione. Nel 2008 il governo conservatore iraniano propose una tassa sull’accomodamento prenuziale per ridurre il peso finanziario sugli uomini, contro cui molti leader della “One Million Signature Campaign” (dichiarata illegale da Ahmadinejad) hanno lavorato a lungo. Nel settembre 2008 la carta per la tassa ritorna al consiglio legislativo, citando il problematico immischiarsi del governo nei contratti privati. Tuttavia la primaria opposizione alla carta del governo venne dalla percepita promozione della poligamia. La poligamia e la tassa prevista furono rimosse dalla carta che è passata il 9 settembre. Dopo la vittoria con la carta del matrimonio nel settembre 2008, una corte condannò alla detenzione quattro donne, tutte coinvolte nella “One Million Signatures Campaign”, per aver dato il loro contributo su siti proibiti. Furono identificate come Mariam Hossein-khah, Nahid Keshavarz, Jelveh Javaheri and Parvin Ardalan”.








(www.flickr.com/photos/forleen)






Donne e blog non è come donne e motori, ma ha lo stesso un alto tasso di pericolosità. Basta osservare la lista delle blogger e giornaliste arrestate (in fondo al testo). Anche se da uno studio condotto da Maryam Kiani presso l’Allameh Tabatabai University di Tehran, è risultato che tra le categorie in cui è possibile dividere i blog delle donne iraniane emergono soprattutto (per il 74%) “giornali personali” sui pensieri e sentimenti del blogger, mentre, solo per il 14%, i blog “filtri” di cui i contenuti sono esterni al blogger trattando di eventi e notizie.

Gli argomenti trattati dai blog al femminile sono soprattutto letteratura, argomenti psicologici, sociale e, infine, sesso e cultura. La politica è quasi del tutto assente. Lo studio sottolinea che i blog che parlano di politica hanno più di 2 anni e non esiste alcun blog su questo argomento che abbia meno di un anno. E la cosa è giustificata dalla studiosa così: “le donne che scrivono di recente sui blog hanno altri interessi e scrivere seriamente sugli affari politici correnti non è la loro priorità”. Pessimista sulla loro volontà di cambiare regole e tradizioni della società iraniana chiedendo uguali diritti, la Kiani pone la tesi che le donne iraniane chiedano piuttosto uguali opportunità nella sfera privata.

Questione di blog. La dottoressa Kiani ha effettuato uno studio su 124 blog di donne iraniane tra gennaio e marzo del 2008, ma la piattaforma per blogger su cui ha effettuato la ricerca, i più comuni Blogfa and PersianBlog, sono quelli tenuti più sottocontrollo dalla censura iraniana. Un particolare che la ricercatrice non avrebbe di certo dovuto omettere.

Il Weblogistan ha rappresentato un punto di svolta per far emergere innanzitutto i problemi intimi delle donne, quelli che erano tabu, ma quando la censura si è fatta più forte i blog sono serviti a creare reti. Reti attraverso cui intrappolare la realtà, bloccarla e cambiarla. In una rete un aiuto arriva da tutti i fili. Come quello del Centro di Astronomia di Toruń (Polonia) che in una decina di pagine zeppe di numeri e logaritmi riesce a spiegare le anomalie nel voto dell’elezioni iraniane.




Uno studio pubblicato il 5 aprile 2008 dall’Harvard University sull’influenza di internet nelle democrazie (Internet and Democracy) aveva dimostrato che la blogosfera iraniana è la piattaforma di comunicazione pubblica più aperta per il discorso politico. La ricerca ha indicato che in questo immenso spazio di discussione, fatto di approssimativamente 60.000 aggiornamenti abituali, dominano quattro maggiori formazioni di network, o poli, divisibili ancora in sub-cluster di blogger:

1) Laico/riformista
2)Conservatore/religioso
3) Poesia e letteratura persiana
4) Reti miste

Il polo Laico/riformista contiene sia espatriati che iraniani legati al dialogo sulle politiche iraniane. Il polo conservatore/religioso contiene tre distinti sotto-classi, due focalizzati principalmente su argomenti religiosi e uno sui affari attuali e politici.

Gli studiosi dell’Harvard sono rimasti stupiti del fatto che nonostante l’alto tasso di arresti e persecuzioni dei blogger, si trovassero tante aperte contestazioni sulla blogosfera – per la maggior parte di persone che vivono in Iran – ma che, soprattutto, solo una piccola minoranza di questi si esprima in forma anonima, anche in quei discorsi più politicamente schierati. È più comune, invece, tra i blogger conservatori/religiosi “bloggare” in anonimo.

Blogosfera control resistant. In definitiva la blogosfera iraniana ha un’architettura peer-to peer più resistente a catture o controlli da parte dello Stato rispetto a quell’architettura vecchia, mozza e parlata del modello mass-mediale. Ecco spiegato perché dal 12 giugno, dalle elezioni presidenziali, i media tradizionali non sono arrivati ultimi suoi fatti iraniani: non hanno fatto proprio numero.

Parafrasando la prima tesi del Cluetrain Manifesto del 1999 potremmo dire che “le rivoluzioni sono conversazioni”. E se lo Stato blocca la telefonia, le conversazioni sono su Facebook, su Twitter, sui blog.

I Guardiani della Rivoluzione hanno puntato bene il loro mirino. Sbarazzandosi prima della stampa estera e cominciando poi la repressione interna. Prima spacciando i siti che lanciano il movimento di Mousavi come “sponsorizzazioni supportate finanziariamente e tecnicamente dalle aziende canadesi e statunitensi, appoggiate dai servizi di intelligenze Usa e britannico”, poi - con l’appoggio della magistratura - si è giunti ad annunciare l’applicazione della pena di morte per chi provoca di disordini.

Tanti sono i metodi per eludere i Guardiani: dai siti web appositamente creati per permettere di aggiornare automaticamente pagine di cui è importante avere informazioni dell’ultimo minuto; link a istruzioni per mandare e-mail anonime; software che permettono di comunicare su network anonimi.





(www.flickr.com/photos/till)




La censura sovrasta giornali, siti, alcune piattaforme di blog, i social network sono piene di infiltrazioni, le comunicazioni telefoniche sono impossibili in alcune aree. Ma ora la situazione peggiora perché anche i blog che riescono a sfuggire non possono operare: ad essere tagliata di tanto in tanto è anche l’elettricità. O perché i blogger hanno le mani impegnate dalle manette.

Lacrime di coccodrillo. In quello che Reza Pahlavi, tra una lacrima e un bicchiere d’acqua, chiama un “brutto momento di mancanza di rispetto sia verso Dio che verso l’uomo”(“ …The citizens of Iran will not stand it. And at the end, he will not stand”), chi detiene l’informazione sono i Guardiani, ma non della Rivoluzione…

Come dice uno spot, divulgato dal broadcast di servizio pubblico del Ministero dell’Intelligence iraniano, negli schermi già da febbraio: “Siamo i guardiani della vostra informazione”.
E si vede.











Fonti: The Huffington Post, Reporter Senza Frontiere, Twitter, npr.org